È facile dire sostenibilità, ma l’argomento è tutt’altro che scontato. Esistono tantissimi temi al suo interno, dall’inquinamento da plastica al riscaldamento globale. Inoltre, le questioni green intersecano aree differenti: politica, società, economia e soprattutto scienza. Non è semplice districarsi tra i numerosi termini tecnici utilizzati nelle discipline di competenza.
In questa rubrica diamo spazio ad alcune parole ed espressioni ricorrenti nel grande mondo della sostenibilità, oltre a qualche curiosità sull’argomento. Vediamole insieme e poi scrivimi quali conoscevi già!
ANTROPOCENE
Il termine Antropocene è stato proposto per designare l’attuale epoca geologica. Questa epoca geologica metterebbe fine all’Olocene, iniziato circa diecimila anni fa, e sarebbe distinta dal fatto che l’essere umano ha iniziato ad avere un impatto sui processi geologici, oltre a modificare gli habitat e il clima della Terra.
L’uomo non si limita ad abitare il pianeta; lo trasforma. Ogni anno l’attività umana disloca più suolo, rocce e sedimenti di tutti i processi naturali messi insieme. La massa complessiva degli uomini, animali da compagnia e bestiame è superiore a quella di tutti i vertebrati terrestri selvatici. Gli uomini hanno modificato la composizione chimica dell’aria che li circonda, le rocce, gli oceani, l’atmosfera. Per la prima volta, in 4,5 miliardi di anni di storia della Terra, una singola specie ne sta dettando le sorti.
Possiamo salvare il pianeta? Alice Bell, p.18
L’Anthropocene Working Group è una commissione di ricerca che ha il compito di capire se inserire l’Antropocene nella scala dei tempi geologici. Le date ipotizzate per l’inizio dell’Antropocene sono varie, dalla seconda metà dell’Ottocento con la Rivoluzione Industriale al 16 luglio 1945, data in cui l’esercito statunitense fece detonare la prima arma nucleare nel deserto del New Mexico, ovvero il test Trinity. Il 1945 è una data importante perché, dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, la popolazione terrestre iniziò a crescere come mai prima con importanti conseguenze sulla salute del pianeta intero. C’è stata un’accelerazione in ogni campo, umano ma anche tecnologico.
Al momento ci sono state molte discussioni in merito, ma l’Antropocene non è stata sancita ufficialmente come era geologica né è stata ufficializzata una data di inizio. L’ecologo e ricercatore Johan Rockström definisce l’Antropocene come una traiettoria che non è ancora sfociata in un nuovo stato, ma siamo a rischio. Allo stesso tempo, il termine è molto utilizzato da scienziati e attivisti per indicare l’impatto distruttivo che gli esseri umani stanno producendo sul pianeta.
DEEP SEA MINING
Si tratta dell’estrazione mineraria sui fondali marini, nei cosiddetti abissi sotto i 200 metri di profondità. Queste aree sono rimaste per lungo tempo indisturbate, ma ora attraggono nuovi interessi economici per la presenza di metalli come cobalto, manganese, nichel, zinco, argento, oro. Materiali oggi necessari per produrre batterie per automobili, telefoni, computer, persino armi. Ma anche turbine eoliche e pannelli solari.
Nel momento in cui scrivo, il Deep sea mining non è ancora consentito dal diritto internazionale, ma le aziende stanno facendo pressione sui governi per ottenere le autorizzazioni necessarie. In Europa, a gennaio 2024 la Norvegia ha votato a favore dell’estrazione mineraria sottomarina nell’Artico, causando proteste e polemiche.
Le materie ambite nel Deep sea mining sono i noduli polimetallici. Queste formazioni verrebbero strappate via da veicoli minerari assieme allo strato superiore del fondale e poi convogliate su una nave. Ovviamente nel processo non vengono catturati solo i metalli, ma anche materiale organico e sedimenti, che diventano rifiuti e vengono pompati nuovamente nell’acqua.
La distruzione del fondale minerebbe la possibilità di vita di molte specie, costituendo una minaccia per la biodiversità.
Gli organismi microscopici svolgono un ruolo fondamentale in questo sistema di regolazione del clima, aiutando a sequestrare il carbonio nelle profondità marine e a ridurre le emissioni di altri gas che riscaldano il pianeta, come il metano, dai sedimenti dei fondali marini. La perdita di biodiversità delle profondità marine a seguito dell’attività mineraria potrebbe avere un impatto sul ciclo del carbonio dell’oceano e ridurre la sua capacità di contribuire a mitigare l’aumento della temperatura globale.
World Resources Institute, Deep sea mining explained, traduzione mia
Inoltre, specie come balene, tonni e squali soffrirebbero in particolar modo per i rumori e le vibrazioni dell’attività umana.
Si tratta di un dilemma, in quanto questi materiali sarebbero importanti per agevolare il progresso tecnologico e la transizione ecologica.
L’Agenzia Internazionale per l’Energia (IEA) prevede un notevole aumento nell’uso dei metalli contenuti nei fondali marini per soddisfare gli obiettivi della transizione energetica […]. Per quanto riguarda l’Unione Europea (UE), le stime indicano che entro il 2030, sarà necessario un quantitativo di litio 18 volte maggiore e di cobalto 5 volte maggiore rispetto ad oggi.
C’è chi ritiene il deep sea mining un’opportunità, altri lo vedono come un rischio che pagheremo caro. In quest’ultimo caso, ci si appella all’economia circolare per il recupero dei materiali o a soluzioni alternative. L’estrazione mineraria costituisce sempre un’attività molto invasiva. Anche l’estrazione sulla terraferma arreca danni come deforestazione, perdita di biodiversità, inquinamento delle acque dolci e violazione dei diritti umani dei lavoratori.
FLYGSKAM
Il termine svedese “flygskam” significa “vergogna di volare”. Nel 2018, in Svezia è nato un movimento di persone che hanno deciso di non utilizzare più l’aereo come mezzo di trasporto, poiché è considerato una delle attività individuali più dannose per il clima. Questa tendenza si è diffusa rapidamente sui social media, trovando il supporto di alcune celebrità.
Parallelamente, ha guadagnato popolarità anche il termine “tågskryt”, che significa “vanto del treno”. Sempre sui social, molte persone hanno iniziato a condividere con orgoglio la loro scelta di prendere il treno per vacanze e spostamenti.
MOVIMENTO GREEN BELT
Il Green Belt Movement è un’organizzazione non governativa creata nel 1977 da Wangari Maathai, biologa e attivista del Kenya. Il progetto coinvolge donne delle aree rurali del Kenya e le incoraggia a piantare alberi da frutto e arbusti locali. Ad oggi, l’organizzazione ha piantato e cresciuto più di 51 milioni di alberi, aiutando non solo l’ambiente, ma anche accrescendo l’emancipazione femminile.
Wangari Maathai ha ricevuto il Premio Nobel per la pace nel 2004. Nata nel 1940, ha studiato biologia negli Stati Uniti grazie a una borsa di studio riservata a brillanti studenti africani ed è stata la prima donna dell’Africa centro-orientale a conseguire il dottorato nel 1971.
Visita il sito del Green Belt Movement
OVERTOURISM
Noto anche come sovraffollamento turistico. Si tratta di un fenomeno che l’Organizzazione Mondiale del Turismo definisce come l’impatto del turismo su una destinazione che influisce negativamente sulla qualità della vita dei residenti e/o sull’esperienza dei visitatori.
Tra gli effetti negativi, si annovera la distruzione ambientale, come dimostrato nell’isola di Ko Phi Phi Leh in Thailandia, dove l’afflusso massiccio di persone e le attività turistiche hanno portato a un grave danneggiamento della barriera corallina. Problemi comuni nelle destinazioni colpite dall’overtourism includono anche l’inquinamento dell’aria e delle acque, oltre a un aumento significativo della produzione di rifiuti.
A luglio 2024, i residenti di Barcellona sono scesi in piazza per protestare contro l’invasione annuale di turisti, un fenomeno che ha contribuito all’aumento dei prezzi degli affitti. In città d’arte come Venezia e Firenze, i centri storici si trasformano da luoghi di abitazione a “vetrine” per chi si ferma solo pochi giorni.
Per contrastare l’impatto degli affitti turistici, alcune città stanno introducendo limitazioni per proteggere i residenti. Ad esempio, a Berlino si possono mettere in affitto le seconde case per un periodo massimo di affitto di 90 giorni all’anno.
Cosa puoi fare tu: scegli destinazioni meno conosciute e considera di viaggiare fuori stagione. Riscopri le bellezze locali, preferendo viaggi brevi (ricorda che l’aereo inquina più del treno o dell’auto). Impegnati a differenziare i rifiuti e a prendertene cura come se fossi a casa.
PFAS
I PFAS, acronimo di sostanze poli- e perfluoroalchiliche, sono composti chimici noti per la loro resistenza a sostanze corrosive, oltre che al calore, e la loro impermeabilità all’acqua e ai grassi. Grazie a queste eccezionali proprietà, le industrie hanno iniziato a utilizzarli dal secondo dopoguerra in modo massiccio in una vasta gamma di prodotti: pentole antiaderenti, indumenti impermeabili, tappeti, carta da parati, imballaggi alimentari, carta da forno, cosmetici, gas refrigeranti, lubrificanti, schiume antincendio e molto altro.
Tuttavia, c’è anche una brutta notizia. Queste sostanze, infatti, sono anche resistenti ai tipici processi di degradazione e resteranno molto a lungo in natura, tanto da guadagnarsi il nome di inquinanti eterni. Stanno contaminando le piogge, il suolo e le acque potabili di tutto il mondo e ogni anno se ne accumulano sempre di più perché il loro uso è ancora in voga. Dalle acque finiscono nel nostro organismo, ad esempio, sono stati trovati PFAS nel sangue e nella placenta. Gli effetti negativi per la salute sono un aumento del rischio di problemi alla tiroide, danni al fegato e al sistema immunitario, diabete, obesità, riduzione del peso alla nascita, cancro al rene e ai testicoli.
In Italia, sono risultate particolarmente contaminate le acque potabili di Veneto e Lombardia, in quanto il PFAS è penetrato nelle acque sotterranee a seguito di processi di lavorazione industriale.
Se volete approfondire l’argomento, vi consiglio il libro-inchiesta dell’esperto di inquinamento ambientale Giuseppe Ungherese, PFAS. Gli inquinanti eterni e invisibili nell’acqua. Storie di diritti negati e cittadinanza attiva
RETI FANTASMA
Le reti fantasma, o ghost nets, sono reti da pesca smarrite, che finiscono principalmente in mare, ma anche in laghi e fiumi. Si trovano in tutti i mari, compreso il Mediterraneo, e compongono ben il 46% della Great Pacific Garbage Patch, la gigantesca isola di plastica galleggiante nel Pacifico.
Le cause della loro dispersione sono diverse:
- Abbandono di reti da parte dei pescatori, che decidono di non smaltirle correttamente
- Perdita accidentale di reti lasciate ad asciugare sulla spiaggia
- Rottura in mare causata dal sovraccarico di pesci o dalla pratica della pesca a strascico
Queste reti rappresentano una grave minaccia per pesci, mammiferi marini e uccelli, che possono rimanere intrappolati per giorni, mesi o persino anni, subendo una morte lenta e dolorosa. Inoltre, gli animali possono ingerire frammenti di rete, lenze o ami, danneggiando gravemente il loro apparato digerente.
Quando cadono sulle barriere coralline, le reti fantasma possono distruggere i coralli e bloccare la luce solare necessaria alla loro sopravvivenza. Questo problema, di portata globale, ha portato alla nascita di numerosi progetti nel mondo per rimuovere almeno una parte di queste reti dagli habitat marini.
SOLASTALGIA
Il termine solastalgia, è un neologismo coniato dal filosofo australiano Glenn Albrecht e nasce dalla combinazione della parola latina solacium (conforto) e della radice greca –algia (dolore).
Indica il disagio causato dalla graduale perdita di conforto offerto dal proprio ambiente di origine a causa del suo degrado. I luoghi familiari della nostra vita, infatti, alimentano il senso di protezione, i legami e l’identità personale. Il degrado può essere dovuto all’attività umana o alle conseguenze del cambiamento climatico (siccità, calamità naturali). Il luogo amato c’è ancora, ma, essendo alterato rispetto a come ce lo ricordiamo, sbiadisce il nostro senso di appartenenza e identità legati al luogo stesso. Ciò crea un senso di angoscia e di desolazione.
Si parla di solastalgia anticipata quando il degrado ambientale è previsto o imminente, percepito a causa della fragilità del territorio abitato.
I cambiamenti climatici generano delle conseguenze sui ritmi naturali del territorio, alterandone l’aspetto. Ciò è riscontrato soprattutto da chi coltiva la terra e dalle popolazioni indigene, causando in loro un forte disagio psicologico.
Questi erano otto concetti appartenenti al mondo della sostenibilità, ma ci sono ancora tante curiosità da scoprire. Ci vediamo presto nella seconda parte con nuove parole sul tema!
BIBLIOGRAFIA
Alice Bell, Possiamo salvare il pianeta?, Nutrimenti, 2020
Greta Thunberg (a cura di), The Climate Book, Mondadori, 2022
Paolo Cianconi, Luigi Janiri, Cambiamento climatico e salute mentale, Raffaello Cortina Editore, 2023
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