Volete conoscere di più il mondo che vi circonda? Siete nel posto giusto.
I protagonisti di oggi sono quattro saggi che affrontano le problematiche ambientali più urgenti del nostro tempo. Abbiamo già affrontato diversi libri sull’argomento e, se devo scegliere una frase per questi nuovi titoli, direi che il tema comune è “non dare niente per scontato”.
Come mai ho scelto questa frase? Gli esseri umani semplificano la realtà per vivere senza farsi esplodere la testa, tuttavia, il nostro ambiente è teatro di migliaia di dinamiche interconnesse: alcuni danni ne innescano altri meno conosciuti, i quali, se non affrontati, hanno conseguenze devastanti. Non a caso l’equilibrio del nostro pianeta è a rischio.
Per questo motivo abbiamo bisogno di informarci su temi enormi come le cause del declino ambientale e solo in questo modo saremo in grado di costruire visioni migliori.
Cercherò di evidenziare i punti di maggiore interesse di ciascun libro, nella speranza che possano incuriosirvi!
Aprite gli occhi di Vanessa Nakate

Siamo nel 2018. Greta Thunberg fa il giro dei media con i suoi cartelloni e tutti noi pensavamo alla fredda Svezia e al clima apocalittico di un indistinto futuro lontano lontano. E mentre pensavamo ciò, in alcune zone in Asia e Africa le persone già morivano vivendo un clima spietato.
Di lì a poco, arriva Vanessa Nakate. Giovane donna ugandese, vede che le inondazioni che fanno stragi nel suo paese e si dispera. Vuole cambiare le cose, ma si rende conto presto che il mondo non è giusto. Non è giusto con il Sud del Mondo, paesi poveri, che, pur avendo sfruttato meno le fonti fossili, subiscono più uragani, alluvioni, siccità e non hanno le infrastrutture per contrastare le calamità naturali. Non è giusto neanche con lei, dato che al Forum economico mondiale di Davos viene tagliata dalla foto delle attiviste perché è l’unica ragazza nera.
Allora c’è un problema. Ed ecco il problema smascherato: la diseguaglianza. Una parte della popolazione mondiale ha meno dignità degli altri agli occhi dei paesi più ricchi. E qui dico io, paesi ipocriti che si tingono di greenwashing e poi continuano a sfruttare la manodopera dei paesi del Sud del Mondo. Inoltre, pur sapendo da anni delle conseguenze dell’uso di fonti fossili, chi sta al vertice continua ad utilizzarli. Purtroppo ci sono vite che contano meno di altre e migliaia di morti per un’alluvione in Libia sono solo un numero, dunque non si accompagnano ad alcun volto.
Tornando a Vanessa Nakate, dopo i suoi primi passi nell’attivismo, scrive il libro “Aprite gli occhi”. Il titolo originale è A bigger picture. My Fight to Bring a New African Voice to the Climate Crisis, emblematico, infatti il libro offre un quadro allargato delle conseguenze del cambiamento climatico.
L’Africa è un continente vastissimo, ma produce il 2-3% delle emissioni mondiali di anidride carbonica legate all’energia. Eppure, come già anticipato prima,
Secondo la Banca Africana di Sviluppo, sull’Africa ricadrà all’incirca la metà dei costi dati dall’adattarsi alle conseguenze del cambiamento climatico, e sette dei paesi più esposti agli effetti più duri della crisi climatica sono in Africa: si tratta di Sud Sudan, Nigeria, Etiopia, Eritrea, Ciad, Sierra Leone e Repubblica Centrafricana.
Vanessa Nakate, p.9, traduzione di Chiara Rizzo
Il clima sta assumendo forme sempre più estreme. Spesso le tragedie che accadono nei paesi dell’Africa uccidono centinaia, migliaia di persone e passano sotto silenzio o compaiono in una notizia e poi vengono dimenticate, ma sono dei campanelli d’allarme che c’è qualcosa che non va. La siccità sta aumentando. Oggi colpisce il Corno d’Africa e intanto sta mettendo un piede in Europa, mentre noi non stiamo agendo abbastanza.
Libri come questo hanno segnato lo spartiacque tra il “pensate al futuro dei vostri nipoti” a “il 2023 ha l’estate più calda mai registrata”. Il cambiamento climatico comincia a essere percepito come un problema del presente, non di un lontano futuro. Si percepisce a livello dei sensi e occorre agire subito senza lasciare indietro nessuno.
Vanessa Nakate è stata molto importante perché ha fatto da apripista a livello mediatico a molti altri attivisti africani.
Ultimamente è molto coinvolta come ambasciatrice dell’Unicef, ruolo in linea con il suo interesse nei confronti delle nuove generazioni africane, in particolare delle bambine. Sapevate che in Africa le donne sono le più colpite dal collasso climatico? Esse lavorano nei campi e dipendono dalla loro produttività, tuttavia, non sono padrone della terra. Questo fatto le rende estremamente vulverabili. Se succede un disastro ambientale e perdono il raccolto, si impoveriscono e la povertà aumenta il rischio di subire violenze.
Oltre a una denuncia dello stato attuale della situazione, il saggio è anche la piacevole storia autobiografica di una ragazza che scopre cosa vuole fare nella vita. Si tratta di un tuffo nella vita quotidiana e nella crescita di un’attivista.
È necessario che gli attivisti di tutto il mondo ottengano risonanza perché possono testimoniare che cosa accade nel loro paese. Possono proporre cambiamenti secondo un’inedita prospettiva culturale. La Nakate non tralascia il lavoro degli altri compagni di lotta e infatti il saggio è ricco di nomi e pagine social di attiviste e attivisti di tutto il mondo.
Questa è la vera forza del movimento per il clima: un obiettivo comune planetario. Per quanto la situazione descritta sia sconfortante, questo libro irradia speranza perché descrive la passione di tante persone che si impegnano a difendere l’ambiente.
Se niente importa di J.S. Foer / Capitalismo carnivoro di Francesca Grazioli


Il dibattito intorno alla carne e ai prodotti di origine animale è sempre stato un argomento sensibile per le persone, quasi un tabù. Il cibo è talmente presente nella nostra quotidianità che definisce le nostre appartenenze e costruisce le nostre relazioni.
Da questo punto partono sia Jonathan Safran Foer che Francesca Grazioli con i loro rispettivi saggi, in un percorso di disvelamento della realtà: piatti gustosi e pubblicità di animali felici sbiadiscono lasciando il posto a sofferenza, tortura, sfruttamento e distruzione ambientale.
Jonathan Safran Foer articola “Se niente importa. Perché mangiamo gli animali?” secondo tre grandi punti di vista. Il primo è quello personale, in cui racconta il percorso che l’ha portato a diventare vegetariano. Poi empatizziamo con gli animali. In una lunga parte del libro, vengono descritte con minuzia le torture nel ciclo di vita dell’essere vivente e, infine, la morte lenta che gli viene riservata. Infine, Foer tratta anche il potere delle multinazionali che distrugge modelli alternativi di allevamento, che l’autore lascia come possibilità in base alle riflessioni etiche del lettore.
Più globale è “Capitalismo carnivoro” di Francesca Grazioli, che raccoglie l’eredità di Foer in un testo altrettanto denso e crudo. La Grazioli sostiene che alla base dell’industria animale ci sia il capitalismo, la logica di fare più soldi possibile da parte di pochi e nel minor tempo possibile. Il saggio mette in luce processi veloci e standardizzati a discapito del benessere animale, umano e ambientale. Infatti, agli animali vengono applicate le stesse regole per le merci: nascono da combinazioni genetiche da laboratorio, devono raggiungere una certa altezza o peso o vengono uccisi senza finire sul mercato, come merce difettosa. Ma questa è la punta dell’iceberg perché poi c’è il dramma dei lavoratori, immigrati, poveri, emarginati, con poche tutele contrattuali, esauriti per ritmi di lavoro inumani e la vista della morte continua.
Infine, c’è l’ambiente deturpato dalla coltivazione della soia per gli animali, soia intrisa di pesticidi, mentre i liquami degli allevamenti rilasciano sostanze tossiche nell’aria e nelle acque. Insomma, per la Grazioli l’allevamento intensivo non giova a nessuno sulla lunga distanza e il gusto della carne non può valere un futuro di sopravvivenza.
Vi consiglio caldamente di leggere entrambi i libri, perché argomenti di questo tipo vanno approfonditi con cura per capirne le dinamiche e le implicazioni. Queste testimonianze fanno arrabbiare, possono creare resistenze, ma è utile porsi interrogativi perché, come dice Foer, tutti noi, in fondo, sappiamo che gli allenamenti intensivi sono dei luoghi terribili.
Elogio del buio di Johan Eklöf

Quanti tipi di inquinamento esistono? Tanti! Andiamo dal conosciuto inquinamento atmosferico, poi ci sono l’inquinamento idrico, quello elettromagnetico…fino all’inquinamento luminoso.
Possiamo definire l’inquinamento luminoso come “qualunque alterazione della quantità naturale di luce presente di notte nell’ambiente esterno, al di fuori degli spazi dove è necessario illuminare, a seguito di immissione di luce artificiale” (Arpa Piemonte).
C’è chi si rammarica perché la prossima generazione potrebbe non vedere più le stelle, fatto molto triste, ma ci sono delle conseguenze più gravi.
Johan Elköf è uno scienziato svedese appassionato di pipistrelli. Quando calano le tenebre, egli segue gli animali notturni nella loro vita quotidiana, una vita sempre più disturbata dalla luce immessa dall’essere umano. Ed è da qui che nasce “Elogio del buio”, una presa di consapevolezza che la luce sta lentamente distruggendo la biodiversità.
La questione è semplice: la luce artificiale altera i cicli e gli istinti degli animali notturni, pertanto essi non capiscono più quando si devono accoppiare, oppure non riescono più a decifrare la posizione delle stelle per muoversi nello spazio. Le falene sono così attratte dagli stimoli luminosi a opera umana che restano ipnotizzate nei loro pressi e infine, muoiono stremate.
La tesi di Eklöf è chiara: l’essere umano sta portando via la notte dalla Terra da quando ha inventato la lampadina. Non afferma che bisogna tornare allo stile di vita preindustriale, ma comunque disporre le luci pubbliche in maniera più intelligente. Diminuire le fonti di luce, inoltre, è un risparmio di energia per noi e un vantaggio per la qualità del nostro sonno.
ll libro è costruito attorno alle curiosità sul mondo animale, terrestre e acquatico. Si tratta di un libro divulgativo, pertanto fruibile a livello di linguaggio e di lunghezza.
Quale di questi libri vi ispira di più? Ne avete letti alcuni o ne avete altri da consigliare? Lo spazio dei commenti è a vostra disposizione!
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