La crisi climatica costituisce una grande sfida per l’umanità: mette in discussione certezze, trasforma paesaggi, costringe popoli a migrare, spinge le persone a interrogarsi sul futuro, e a chiedersi se ci sarà un futuro. Martin Scheffer, professore dell’Università di Wageningen, biologo ed ecologo, ha affermato:
Il cambiamento climatico previsto nei prossimi decenni causerà un enorme stress fisico e sociale per gran parte della popolazione mondiale.
Il malessere psicologo legato ai cambiamenti climatici è materia di interesse crescente tra i professionisti della salute mentale. In ogni parte del mondo si riscontrano disagi sempre più acuti. Secondo gli psichiatri Cianconi e Janiri, bambini, giovani, scienziati, popoli indigeni e rifugiati ambientali sono categorie a rischio, ma non sono gli unici.
UN DISAGIO DA ACCOGLIERE
L’ecoansia è un termine che si riferisce all‘ansia legata alla crisi ecologica e al cambiamento climatico. Si manifesta attraverso una paura cronica del disastro ambientale. La persona immagina un futuro pieno di pericoli e caratterizzato da incertezza e incontrollabilità. Gli oggetti di preoccupazione della persona possono essere la sofferenza animale o umana, il degrado degli ecosistemi, l’impoverimento dei sistemi alimentari, conseguenze economiche, migrazioni, conflitti e, di conseguenza, il collasso delle società così come le conosciamo.
Non si tratta di fantasie inventate dalla persona, ma di ipotesi poste da scienziati su cosa potrebbe accadere nel momento in cui continuassimo a sfruttare massicciamente le risorse della Terra e ad emettere gas climalteranti nell’atmosfera.
Le sensazioni dominanti di chi prova ecoansia sono impotenza, sopraffazione e disperazione. L’ecoansia può accompagnarsi ad attacchi di panico, disturbi del sonno, perdita di appetito ed è sperimentato anche da persone che non hanno problemi di salute mentale pregressi. Al momento, l’ecoansia non è un disturbo ufficializzato e non è inserito in alcun manuale diagnostico della salute mentale. Sulla sua natura di disturbo, riprenderò il discorso più avanti.
Il dibattito pubblico sull’ecoansia si è diffuso soprattutto negli ultimi anni, in seguito alla crescita di movimenti a forte componente giovanile come Fridays for Future, Extinction Rebellion o Ultima Generazione.
Uno degli studi più grandi sul tema è stato pubblicato dalla psicoterapeuta Caroline Hickman e colleghi nel 2021. Per la ricerca, sono stati coinvolti dieci mila giovani dai 16 ai 25 anni in tutti i cinque continenti del mondo. I risultati sono i seguenti: più della metà dei ragazzi provava tristezza, ansia, rabbia, sensazione di impotenza e di colpa per il cambiamento climatico e più del 45% ha ammesso che questi sentimenti avevano un impatto negativo sulla vita quotidiana. Il 75% del campione ha affermato che il futuro è spaventoso.
Il movimento Fridays for Future, in particolare, nasce evidenziando il disagio dei giovani ed esprimendo un conflitto intergenerazionale. Il conflitto tra generazioni è normale, c’è sempre stato nella storia umana ed è una tappa dell’adolescenza. Dal punto di vista sociale, i giovani di Fridays scendono in piazza per dire agli adulti che vogliono riprendersi il loro futuro. E lo dicono soprattutto ai politici e ai proprietari di industrie che da decenni inquinano il mondo. Quando chi detiene il potere non ci sarà più, i giovani saranno ancora vivi in un mondo con meno risorse, più caldo e tempestato da disastri.
I giovani si sentono inascoltati e sono frustrati per la mancanza di priorità che il tema dovrebbe avere nella società civile. In questa dinamica, mi sembra che si concretizzi il vissuto tragico di Cassandra. Nella mitologia greca, Cassandra è figlia di Priamo, re di Troia. Secondo una versione del mito, Apollo donò alla principessa l’arte profetica, ma, dato che lei rifiutò il suo amore, il dio la punì ad essere per sempre inascoltata. Cassandra, quindi, sapeva che Troia sarebbe caduta nella guerra contro i greci, che gli uomini sarebbero stati uccisi e le donne schiavizzate, che lei stessa avrebbe subito violenze, ma tutti la sminuivano. Dato che non veniva creduta, Cassandra viveva nella perenne angoscia. La stessa angoscia degli attivisti e degli scienziati, i quali conoscono le previsioni verso cui rischiamo di andare incontro se non diamo una priorità definitiva al problema ecologico.
Nel libro “Cambiamento climatico e salute mentale“, Cianconi e Janiri sostengono che la crisi climatica porta con sé una forte crisi culturale ed esistenziale. Durante il secolo scorso, l’umanità credeva nel mito del progresso economico, ma ora abbiamo capito che crescere costantemente non è possibile. Le risorse della Terra sono limitate e inquinate dalle nostre azioni. Questo fatto genera un trauma culturale, perché si sono disgregate le certezze diffuse nelle società occidentali. C’è chi non lo vuole vedere o non lo vuole ammettere, negando o minimizzando il problema. C’è chi ormai lo ha capito e si sente solo e angosciato.
I passi in avanti si stanno facendo, tra politiche green e una migliore copertura mediatica dei contenuti ambientali, ma la crisi climatica non è ancora il tema prioritario nell’agenda mondiale. Credo che il cambiamento culturale richieda tempo per consolidarsi; se poi ci sarà abbastanza tempo per invertire la rotta, questo nessuno lo può sapere.
La preoccupazione dei giovani per il clima si accompagna a una disillusione generale verso il futuro. Le condizioni di vita e i sogni sono cambiati rispetto alle generazioni precedenti. La nostra epoca vive ciò che Zygmunt Bauman chiama retrotopia. Non c’è più una visione verso un futuro migliore, ora c’è solo insicurezza per cosa ci attenderà da qui in avanti, pertanto tendiamo a consolarci collocando nel passato la fantasia di un mondo e di una società migliori. “Quelli sì che erano bei tempi”, “una volta non si avevano pensieri”, “il lavoro si trovava più facilmente”, “i film e la musica erano migliori”, e così via.
Ma quel “ai miei tempi” ripetuto da chi ha superato i quarant’anni è una condanna per chi ne ha quindici. La visione retrotopistica non offre nulla ai giovani. Anzi, ricorda ai ragazzi che essi non hanno avuto la loro fetta di sogni, successo, felicità e che non la potranno mai avere davvero. A loro resta la fine del mondo, la fine della civiltà. Questa narrazione è fortemente disperata. Per questo motivo, spero che nascano nuove narrazioni da parte di questa gioventù pulsante, in cui la voglia di vivere non si è spenta.
Il disagio psicologico dell’ecoansia non va sottovalutato. Non è un capriccio dei giovani, non va sminuito, così come non andrebbe sminuita nessuna forma di disagio psicologico.
Anche se le paure delle persone con ansia cronica possono sembrare immotivate da parte di chi non vive questa condizione, dire “non ci pensare!” oppure “come sei esagerata/o” non funziona, perché la persona è entrata in una spirale di pensieri distruttivi da cui non sa come uscire. Probabilmente vorrebbe non pensarci, ma nulla riesce a calmare la sua agitazione. Non sappiamo poi per quale motivo stia vivendo questa condizione, che sia di agitazione o disperazione nel caso di una sintomatologia depressiva. Affidarsi a un/a professionista, psicoterapeuta o psichiatra, potrebbe essere la via per stare meglio.
La comunicazione sui temi ambientali richiede speranza, ma non la speranza del “va tutto bene” o “andrà tutto bene”, in quanto ciò sarebbe una rimozione del problema. Uno degli obiettivi per un’esistenza sana dovrebbe essere costruire una vita ricca, nonostante questo ingombrante problema (su cui abbiamo un potere limitato a livello individuale), coltivando la stabilità interiore.
In questo viaggio, la psicoterapia può essere di grande aiuto, perché mira a tirare fuori le risorse della persona. La stimola a cercare connessioni con gli altri, a coltivare le sue passioni, a sentirsi utile, a trovare uno scopo nella vita, ad affrontare le emozioni distruttive e a trasformarle in qualcosa di utile nel percorso.
Anche i bambini possono preoccuparsi per la crisi climatica. Secondo la psichiatra infantile Laelia Benoit, i bambini si preoccupano una volta che apprendono il problema, perlopiù a scuola. I bambini sentono anche l’argomento in televisione o nelle conversazioni degli adulti, dando più importanza al tema di quanto i genitori a volte possano credere. Secondo Benoit, però, i bambini vogliono trovare soluzioni e fare la loro parte per salvaguardare il Pianeta.
Discutere con bambini e adolescenti di cosa gli adulti stiano facendo per mitigare il cambiamento climatico, secondo Benoit, può fornire rassicurazione e ispirare comportamenti prosociali e investimenti emotivi appropriati e proporzionati rispetto al problema collettivo che bisogna affrontare.
Il post, L’ecoansia è diversa dalle altre ansie
Tra le raccomandazioni degli psichiatri Cianconi e Janiri, c’è l’importanza di insegnare l’educazione ecologica a scuola.
COME GESTIRE L’ECOANSIA?
Gli esperti sono cauti nel considerare l’ecoansia un disturbo e come qualcosa di negativo in senso assoluto.
Quindi, ben vengano interventi psicologici per rafforzare la persona, lavorando su emozioni, resilienza e significato degli eventi. Ma non solo.
Oltre alle forme della psicoterapia convenzionale Cianconi e Janiri suggeriscono anche l’efficacia dei gruppi di auto mutuo aiuto e delle terapie che incoraggiano l’auto-espressione come l’arte. L’arte, infatti, agisce da sistema di decompressione emotiva. E poi citano l’ecopsicologia, un approccio che considera la natura importante per il benessere della psiche.
Infine, gli esperti consigliano la mindfulness. La mindfulness nasce come sintesi tra scienza occidentale e il pensiero buddhista. Consiste nella pratica del riportare gentilmente l’attenzione al presente. Ciò permette di fare un passo indietro rispetto al flusso delle informazioni in cui siamo sempre immersi (e nel caso dell’ecoansia significa proteggersi dalle notizie catastrofiche dei media). La pratica permette di osservare senza giudizio sensazioni, emozioni e pensieri che ci passano attraverso, fino ad arrivare ad accettarli con serenità. Ci sono professionisti che organizzano sessioni di mindfulness o si può praticare a casa la pratica della meditazione, con esercizi o audio facilmente reperibili in rete.
Cianconi e Janiri sostengono che l’ecoansia potrebbe essere un’emozione proattiva nei confronti delle sfide ambientali. Può essere considerata un’ansia “pratica”, che si può orientare verso un’azione benefica.
Inoltre, l’ecoansia non può essere interpretata in una chiave puramente individuale, ma va compresa all’interno della società e della nostra epoca. Si tratta di un sintomo collettivo e bisogna guardare a soluzioni collettive.
Vediamo quindi cos’altro hanno raccolto Cianconi e Janiri su come affrontare l’ecoansia:
- Coltivare connessione sociale e cercare sostegno emotivo unendosi a gruppi
- Diventare attivisti (e quindi, cittadini attivi)
- Connettersi alla natura
Un aspetto importante è uscire dall’isolamento, parlare dell’argomento e andare dove questa paura è accolta e compresa.
Wray afferma che dobbiamo investire nella costruzione di relazioni: ad esempio, conoscendo i nostri vicini, staccandoci dai nostri dispositivi e andando in uno spazio fisico condiviso dove possiamo relazionarci con le persone, come lavorare insieme nei centri comunitari, nei giardini pubblici e nei mercati locali.
The Guardian, Climate anxious? Here’s how you can turn apprehension into action
Investire sulle relazioni è anche un fattore protettivo per la propria psiche. I professionisti della salute mentale, gli educatori e gli operatori sociali in generale hanno il compito di lavorare in prima linea sulla prevenzione del disagio psicologico lavorando sulla resilienza della comunità intera, facilitando la creazione di supporto. Le relazioni di supporto sono un fattore benefico anche in caso di disastri dovuti ad eventi estremi.
Spesso l’ecoansia nasce dalla lettura di notizie drammatiche, come incendi, estinzioni di animali a rischio, inquinamento. È bene essere informati su ciò che accade nel mondo, ma è ancora meglio agire localmente. Concentrarsi sul piccolo potrebbe essere la svolta.
BIBLIOGRAFIA
Paolo Cianconi, Luigi Janiri e altri, Cambiamento climatico e salute mentale, Raffaello Cortina Editore, 2023
SITOGRAFIA
L’ecoansia è diversa dalle altre ansie
Eco-Anxiety and the Responses of Ecological Citizenship and Mindfulness
Climate anxious? Here’s how you can turn apprehension into action
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