Mano alle trombe perché oggi inauguriamo un nuovo format sulla sostenibilità: Traiettorie Sostenibili! Sostenibilità vuol dire molte cose. Per me, tra i suoi pilastri ci sono fare rete e dare spazio a tante voci. Credo, infatti, che ciascuno di noi possa imparare moltissimo dalle esperienze di persone diverse. Per questo motivo è mio desiderio, d’ora in avanti, proporre delle interviste per scoprire i percorsi unici di chi fa della sostenibilità il proprio stile di vita, lavoro o missione.
Oggi conosciamo Marta Bagnasco. Marta è content creator su Instagram, dove si esprime tramite il suo profilo lemillemarta, “mille” quante sono le sue sfaccettature e le sue passioni. Oltre a questa attività, Marta lavora come social media manager da freelance e offre i suoi servizi ad aziende e ad altri professionisti del mondo digitale. La sostenibilità, in tutti i suoi significati, guida la sua presenza online e il suo stile di vita.
Scopriamo che cosa ci racconta di sé.
Ciao Marta! Da dove nasce il tuo interesse per la sostenibilità ambientale?
Ciao Marianne! Innanzitutto, grazie di cuore per avermi invitata nel tuo spazio, è un onore!
Come è accaduto a molte persone, mi sono avvicinata al mondo della sostenibilità durante il primo lockdown del 2020. L’essere sempre a casa e l’avere a disposizione più tempo libero mi ha dato modo, da un lato, di rendermi conto della quantità assurda di rifiuti che (in due persone) producevamo, e dall’altro di iniziare ad informarmi su tematiche relative alla sostenibilità ed al minimalismo.
Da lì ho iniziato a informarmi sempre di più e ad imparare quanto tutto sia connesso e a condividere ciò che imparavo tramite i miei canali social. Successivamente, sono entrata a far parte del team di TerraLab Onlus. TerraLab è un’associazione senza scopo di lucro che si occupa di tutela ambientale e di promuovere uno stile di vita più sostenibile. In un primo momento ero di supporto alla creazione di contenuti, dopodiché sono diventata Social Media Manager.
Potresti raccontarci il percorso che ti ha portato a lavorare come freelance nell’ambito della sostenibilità?
Il mio percorso lavorativo e formativo è tutt’altro che lineare, perciò proverò ad essere breve, ma non prometto nulla!
In breve, è stato merito di un insieme di fattori.
Primo fra tutti, il bisogno che sentivo di cambiare ambito lavorativo: per 8 anni, dal 2015 al 2023, ho lavorato nel mondo del Retail, ovvero in negozi all’interno di centri commerciali.
Inizialmente mi sono appassionata molto a quell’occupazione ed in poco tempo mi sono ritrovata con un ruolo manageriale, un ottimo stipendio ed il tanto ambito “posto fisso”.
Sembrava tutto perfetto, finché, all’inizio del 2019, un bel giorno mi sono svegliata e ho realizzato di non voler lavorare nel retail per tutta la vita.
Non potendo attuare un cambiamento nell’immediato, dopo pochi mesi ho chiesto di diventare part time per avere più tempo a disposizione per coltivare altre aree di mio interesse.
In parallelo, l’essermi poi avvicinata ad uno stile di vita più consapevole non ha fatto altro che alimentare il mio desiderio di cambiare lavoro, poiché quel mondo (prettamente consumistico e materialista, tutt’altro che sostenibile) non rientrava più nei miei valori.
A questo punto, gli elementi cruciali sono stati per me il creare contenuti sui miei profili e la collaborazione con TerraLab, grazie a cui ho imparato molto. Mi sono resa conto che il mondo della comunicazione online poteva essere la strada giusta per me. Inoltre, potevo seguire i miei valori, senza doverli mettere in secondo piano.
Qual è l’aspetto che ti piace di più del tuo lavoro?
Senza ombra di dubbio, l’essere d’aiuto ad altre persone.
So che potrà sembrare smielato, ma trovo meraviglioso potermi interfacciare con realtà diverse, professionist* di ambiti differenti e persone multipotenziali (come me) ed essere loro di supporto nel raccontarsi online.
In secondo luogo, aggiungo anche il poter dare sfogo alla mia creatività.
Il mondo dei social (e, di conseguenza, il mio lavoro) è pieno di sfaccettature, che vanno dalla scrittura dei testi alle grafiche, dall’analisi del personal branding alla creazione dell’identità visiva.
Insomma, per me è molto stimolante e divertente!
Nella tua attuale bio di Instagram hai scritto “Credo in una comunicazione gentile”. Che cosa è per te la comunicazione e quali ritieni siano le caratteristiche di una comunicazione gentile?
Per me “comunicazione” significa “raccontarsi”.
È qualcosa che va al di là di ciò che un tempo poteva esser definito “marketing”. Ad oggi scegliamo un* professionista o una specifica realtà non solo per i servizi/prodotti che offrono, ma per chi c’è dietro, per le persone. Ed è qui che, secondo me, una comunicazione più gentile, inclusiva e sostenibile può fare la differenza, in primis per noi stess*.
Ascoltare i propri bisogni, seguire le nostre tempistiche senza giudizio, prenderci una pausa dai social quando ne sentiamo il bisogno ed evitare di paragonarci alle altre persone, per me rappresentano la base di un approccio alla comunicazione più gentile.
Questo perché trovo che i social abbiano sì, un potenziale enorme, ma la nostra presenza online deve innanzitutto essere sostenibile per noi, non essere l’ennesima fonte di ansia!
Secondo te, quale potrebbe essere una delle chiavi per avvicinare più persone a uno stile di vita sostenibile?
Nonostante si stiano facendo grandi passi sotto questo aspetto, anche grazie ai social ed a* tant* creator che ne parlano, secondo me, il problema sta proprio nel fatto che “la chiave” sia estremamente soggettiva. Mi spiego meglio.
In generale, siamo esseri abitudinari. Perciò, ci risulta difficile e faticoso cambiare abitudini, a meno che non ci sia una forte motivazione a guidarci! Ad esempio, nel 2020 ho iniziato a mangiare più vegetale possibile, perché ho scoperto cosa si nasconde dietro a ciò che mangiavo ogni giorno. Nel mio caso, si può dire che l’empatia verso lo sfruttamento degli animali sia stata la chiave che mi ha spinta a cambiare abitudini.
Allo stesso modo, conosco molte persone che, pur sapendo perfettamente da dove viene ciò che mangiano, riescono a “fare spallucce” e a fregarsene.
In sostanza, non ho una vera e propria risposta a questa domanda, proprio perché è qualcosa di molto soggettivo. Credo però fortemente nei piccoli gesti di ognun* di noi, perciò penso che iniziare a sensibilizzare le persone a noi care possa contribuire a fare la differenza.
Ho visto che a volte condividi dei libri su Instagram. Hai delle letture da consigliare in merito alla consapevolezza dal punto di vista ambientale?
Assolutamente sì! Lascio qualche titolo di seguito. Come noterai, non tutti parlano prettamente di sostenibilità “ambientale”, non in modo diretto perlomeno.
- “Un’impronta leggera – Guida pratica per ridurre il proprio impatto ambientale”, di Laura Zunica
- “Sostenibilità Digitale: Perché la sostenibilità non può fare a meno della trasformazione digitale”, di Stefano Eifani
- “Se niente importa. Perché mangiamo gli animali?” e “Possiamo salvare il mondo prima di cena”, entrambi di Jonathan Foer
- “Vestire buono, pulito e giusto”, di Dario Casalini
- “Ama le persone, usa le cose”, dei The Minimalists
Grazie di cuore per la disponibilità e per gli spunti interessantissimi che ci hai dato. Ti auguro tante soddisfazioni!
Da millennial, Marta ha abbandonato un lavoro che non la rappresentava più per avvicinarsi ai valori a cui tiene. Ciò ha significato costruire una carriera lavorativa da zero. Nonostante non sia una scelta semplice, la sua esperienza dimostra che ciò è possibile. Personalmente, penso che Marta riesca a trasmettere sui social l’amore che prova per il suo lavoro, esortando gli altri a inseguire i propri sogni.
Vi invito a seguire Marta Bagnasco su Instagram. Sul suo profilo lemillemarta trovate contenuti utili su personal branding, slow living, consapevolezza e multi-potenzialità.
Sarà destino, ma nella sua lista di libri ne compare uno che (spoiler!) sarà uno dei protagonisti di un prossimo articolo. Stay tuned!
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