Credo che Greta Thunberg entrerà nei libri di storia. Questa ragazza, ormai giovane donna, nel 2018 decide di saltare la scuola per protestare davanti al Parlamento svedese perché preoccupata per la crisi climatica. Chiede al governo di ridurre le emissioni di anidride carbonica, chiede fatti, non parole.
Da quell’anno si solleva un’onda nuova. Giovani di tutto il mondo si uniscono alla protesta per un futuro vivibile per i loro figli. Milioni di persone scendono in piazza durante i Climate Strike di Fridays for Future, il movimento creato proprio a seguito degli scioperi della Thunberg. È una generazione che vuole sentirsi partecipe della vita pubblica contro i grandi capi del mondo.
Nello stesso 2018, il movimento Extinction Rebellion blocca le strade di Londra per giorni. Extinction Rebellion nasce nel Regno Unito e si fonda su azioni di disobbedienza civile, ispirandosi a Gandhi e Martin Luther King. Con le loro azioni, chiedono tre cose: che i governi dicano la verità sulla gravità della situazione ecologica, che ci sia un’azione immediata in merito e che la democrazia sia regolata attraverso assemblee popolari.
In Italia si respira entusiasmo. Finalmente c’è la voglia di diffondere la propria voce giovanile in un paese che ha l’età media di 48 anni. I giovani conoscono Fridays for Future e altri aderiscono a Extinction Rebellion. Ma ben presto qualcuno sente di dover intraprendere una strada più incisiva. È la storia di Simone Ficicchia, e la racconta nel suo primo libro, L’ecovandalo, pubblicato nel 2024 da Piemme. Libro di cui trattiamo oggi.
UNA VITA DA ATTIVISTA
Simone aderisce a Ultima Generazione nel 2021. Discussi e scherniti, i ragazzi di Ultima Generazione hanno fatto sempre parlare di sé a colpi di secchi di vernice contro i monumenti e blocchi stradali in tutta Italia. Si sono attirati le ire dei politici, dei media, persino dei cittadini. Sono stati chiamati ecovandali, da qui nasce il titolo del libro, ma il termine viene usato da Simone con fierezza, come a contrastare l’uso lesivo con cui lo utilizzano i detrattori.
Prima di parlare nel dettaglio del libro, è bene che specifichi il mio parere su Ultima Generazione. La mia opinione personale, infatti, è il punto di partenza attraverso il quale ho assimilato le numerose informazioni di questo libro e vi può dare un contesto sull’analisi che farò dei contenuti.
In realtà, la mia opinione è un’assenza di opinione definita, in quanto gli attivisti del movimento mi hanno sempre confuso con le loro azioni. Provo emozioni contrastanti. Le loro azioni sono lontane dal tipo di attivismo che ho sempre messo in atto. Mi sento contraria ai loro toni forti e apocalittici; allo stesso tempo, apprezzo la loro determinazione e i loro ideali. Prendo quindi l’occasione di parlare del libro per mettere giù qualche ragionamento che ho in testa da qualche anno in merito a questo discusso movimento.
Prima, però, partiamo da Simone.
L’ecovandalo affronta innanzitutto un’esperienza personale. Simone Ficicchia ci racconta non solo cosa è Ultima Generazione e quali azioni ha compiuto, ma parla anche del suo percorso come attivista, i suoi pensieri, le sue emozioni. Nato nel 2002, Simone è figlio di genitori sensibili ai temi sociali e studente brillante. Ama profondamente la musica e l’arte, non è proprio il tipo di persona che ti aspetti a buttare la vernice al Teatro alla Scala e a incollarsi a La Primavera di Botticelli.
Ogni capitolo si apre con le date degli eventi e il rispettivo conto alla rovescia del Climate Clock. Il Climate Clock è un orologio che mostra la velocità con la quale la Terra si sta avvicinando all’aumento di 1,5 °C di riscaldamento rispetto ai livelli preindustriali. Si tratta del limite dopo il quale la Terra subirà dei cambiamenti fortemente negativi e la sopravvivenza umana comincerà a essere messa a durissima prova.
L’uso del Climate Clock a scandire il resoconto delle azioni raccontate da Simone restituisce il senso della battaglia degli attivisti, una corsa contro il tempo, un allarme che scuote la consapevolezza. Ultima Generazione può suonare come un nome fatalista, ma, in realtà, Simone specifica che esso porta un messaggio di speranza: siamo l’ultima generazione che può fare qualcosa per proteggere l’umanità dalla crisi climatica.
Il libro restituisce una dimensione intima alle azioni collettive che finiscono sui telegiornali, svela i retroscena, enfatizza i legami tra compagne e compagni, racconta momenti di divertimento, ma anche di sconforto. Il contenuto viaggia verso una destinazione precisa: il processo del 2023 che doveva decidere se sottoporre Ficicchia alla misura della sorveglianza speciale, voluta dalla questura di Pavia. Si tratta del primo caso in Italia in cui una questura aveva chiesto misure di sorveglianza così severe nei confronti di un attivista ambientalista, misure di solito utilizzate nei casi di criminalità organizzata.
Il libro ha un’ottima struttura ed è caratterizzato da una scrittura scorrevole, puntuale e che allo stesso tempo rispecchia l’età giovane dello scrittore. Corredato di dati e contesti teorici, l’ho trovato denso di informazioni utili a dare corpo alla parte narrata degli eventi.
QUESTIONE DI CUORE
Non si può dire che il libro pecchi di passione. Si respira l’ardore giovanile e la voglia di suscitare un cambiamento positivo nel futuro, atteggiamenti che fondano le loro radici in un passato di lotte per la libertà.
E qui arriviamo al nocciolo del libro, forse l’elemento che ho preferito. C’è una lunga parte dedicata ai principi non-violenza a cui si ispira il movimento, un dettaglio di cui si parla poco, ma importante. Quest’anima viene poi ripresa nella pratica e torna in molti passaggi sotto forma di parola, pensiero, atteggiamento relazionale.
Oltre alla vernice lavabile e agli striscioni arancioni, Ultima Generazione si basa su una resistenza passiva. Ultima Generazione è figlia di Extinction Rebellion e dal movimento-madre ha ereditato la fascinazione per i principi di Gandhi e Martin Luther King: non fare del male, non odiare, vivi in modo amorevole, resta ferma/o sui tuoi principi morali e battiti per ciò che ritieni importante per cambiare la società, anche a costo di farti arrestare, anche a costo di suscitare odio.
Ultima Generazione dà per scontato che susciterà odio e aggressività. Quando, infatti, i cittadini si imbattono in un’azione di Ultima Generazione, si trovano di fronte qualcosa che va fuori dalle logiche comuni. Il movimento sfonda le regole di normale convivenza su cui è costruita la società e fa qualcosa che la gente non si aspetta. Questo atto genera confusione, incertezza e anche sentimenti più forti, come la paura o la rabbia.
Qualcuno li chiama ecoterroristi, ma trovo che sia un termine scorretto. Non c’è nulla di violento verso persone fisiche a carico degli attivisti attualmente, quanto piuttosto sono loro a esporsi alla violenza delle persone arrabbiate. Il libro chiarisce bene che, se Ultima Generazione smettesse di fare resistenza passiva e iniziasse ad essere un movimento violento, la sua credibilità crollerebbe interamente. La non-violenza, al momento, è lo strumento più potente di cui dispongono per convincere gli altri. Non vogliono essere violenti e tanto meno gli converrebbe esserlo.
Anche personaggi storici oggi amati, come Gandhi, furono oggetto di odio e violenza. Una volta, in Sudafrica, Gandhi fu linciato dalla folla in quanto accusato di fomentare i diritti degli indiani nel Paese e rischiò di essere ucciso di botte se non fosse stato per l’intervento della moglie del capitano di polizia, che lo protesse con il suo ombrello. Inoltre, fu arrestato diverse volte nella sua vita.
Si può discutere sul fatto che i metodi utilizzati siano legittimi o meno, ma sono efficaci? Su questo, non sono del tutto convinta e neanche il buon Simone è riuscito a farmi cambiare idea. Da persona interessata alla comunicazione ambientale, resto ancora perplessa quando vedo il tentativo di trasmettere dei messaggi di consapevolezza climatica durante un blocco autostradale. Se si vedono le registrazioni dei blocchi, è possibile notare che anche guidatori che affermano l’esistenza del problema, in quel momento, siano al limite della frustrazione. Le persone appaiono totalmente sorde ai messaggi portati dagli attivisti, la rabbia e la confusione annebbiano la loro capacità di ragionamento e ascolto. Non sono in atteggiamento di apertura, e, da questo stato d’animo, temo che non possa passare nulla.
Inoltre, il tono di Ultima Generazione è fortemente disperato e apocalittico. La disperazione degli attivisti è comprensibile considerata la situazione attuale e anche l’indifferenza diffusa della società verso la crisi climatica, ma può essere un’arma a doppio taglio. Un tono così forte può suscitare infatti delle emozioni negative che contribuiscono, secondo esperti di comunicazione e psicologi, al rifiuto del problema da parte di chi ascolta in una situazione normale, figuriamoci quando si è presi dalla rabbia. Personalmente, trovo più efficace incoraggiare emozioni positive e piacevoli in merito alla sostenibilità.
L’aspetto favorevole di azioni così eclatanti resta comunque la copertura mediatica. In un mondo che fa la voce grossa, anche gli attivisti di Ultima Generazione cavalcano quest’onda, perché ciò garantisce la visibilità. Si tratta dell’intento di combattere la polarizzazione delle opinioni dei negazionisti con la polarizzazione. In questo modo, gli attivisti restano sempre rilevanti di fronte a politici e giornalisti. Dato che però sperano in un maggiore coinvolgimento delle persone comuni, ho l’impressione che per ora dovranno aspettare. Forse in futuro le azioni di Ultima Generazioni saranno percepite come più normali e le persone comuni avranno una familiarità tale da essere disposti ad essere coinvolti positivamente nel messaggio. Non saprei, solo il tempo può dirci se la strategia è vincente.
Quindi, come ho scritto, c’è un pensiero ragionato sulla scelta dei metodi che emerge dal testo, ma personalmente non mi sono sentita concorde. Nonostante ciò, il libro permette comunque di conoscere i ragionamenti che ci sono dietro al movimento e le dinamiche operative. Mentre leggevo il libro di Ficicchia, mi ha sorpreso positivamente come è descritta la vulnerabilità degli attivisti, ovvero l’aspetto umano e relazionale, con cui è facile empatizzare. Questo elemento potrebbe essere maggiormente sfruttato in real life per trasmettere la loro storia e la loro visione.
ULTIMA GENERAZIONE E LA SUA RETE
Ultima Generazione fa parte di una rete internazionale, l’A22 Network, con cui condivide un manifesto. Eccone uno stralcio.
Siamo l’ultima generazione del vecchio mondo. Siamo qui oggi per dire che creeremo un nuovo mondo, in cui l’umanità si abbraccerà, si perdonerà, amerà se stessa e si impegnerà a continuare la nostra grande avventura.
Come ultima generazione, faremo tutto il necessario per proteggere la nostra generazione e tutte quelle future. Come è nostro diritto inalienabile.
Quindi decidiamo. Decidiamo, non stiamo più assecondando le nostre paure, la nostra disperazione, i nostri risentimenti. Ci mettiamo in gioco.
Il vecchio mondo sta morendo. Siamo nell’ultima ora, quella più buia. Questo mondo viene decimato davanti ai nostri occhi. Siamo tra gli attimi. Quello che facciamo ora decide il destino di questo mondo e del prossimo.
A22 Dichiarazione di rete sulla crisi
Tra i progetti aderenti alla rete, ci sono Just Stop Oil della Gran Bretagna, noti per aver lanciato la zuppa sui Girasoli di Van Gogh o Riposte Alimentaire dalla Francia, che vuole sensibilizzare sul tema dell’alimentazione sostenibile. Anche questi movimenti sono oggetto di polemiche e leggi sempre più dure a causa delle loro azioni invasive. Nel 2024, Roger Hallam di Just Stop Oil (ed ex co-fondatore di Extinction Rebellion) è stato condannato a cinque anni di carcere per aver pianificato un grosso blocco autostradale, mentre altri quattro membri ne hanno ricevuti quattro ciascuno.
Nel frattempo, quest’estate Ultima Generazione ha vissuto una crisi legata al sostentamento economico e ha aperto una raccolta fondi che ha toccato una cifra di 20.000 euro. Vedremo come andrà a finire e in quali modi si svilupperà la loro protesta.
Qual è il limite della protesta per il clima? La disobbedienza civile è necessaria per cambiare le politiche per contrastare i cambiamenti climatici? Non ho risposta a queste domande. Il libro di Simone Ficicchia mi ha fatto conoscere un mondo nuovo e allo stesso tempo mi ha stimolato più dubbi e interrogativi di quanto ne avessi prima. Che siate favorevoli o contrari, vi consiglio di leggere questo libro per avere un’idea più approfondita del fenomeno.
BIBLIOGRAFIA:
Simone Ficicchia, L’ecovandalo. Perché è ora di agire anche a costo di essere odiato, Piemme, 2024
SITOGRAFIA:
https://a22network.org/it/rete-internazionale
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Complimenti per l’articolo! Non ho letto il libro, ma mi ritrovo molto nella perplessità sul tono di voce “apocalittico e disperato” di alcune realtà ambientaliste. Certamente i dati scientifici in buona parte supportano questi sentimenti negativi, ma credo anche io che per innescare un cambiamento nelle persone, sia più efficacie puntare sul sensibilizzarle su cosa possono fare, farle sentire “in potere” di cambiare la propria comunità e la parte di mondo che le circonda. Grazie ancora e complimenti per la bella recensione!
Grazie Andrea per il commento e per la riflessione. La sensazione di poter cambiare le cose di cui parli, a mio parere, diventa più forte con la leggerezza. La situazione è grave, indubbiamente, ma lo spirito deve continuare a sentirsi leggero per non affondare nelle tenebre della disperazione. E la denuncia verso i problemi ambientali può accompagnarsi a una narrazione di amore per la comunità e per il mondo. Se il mondo sembra tutto uno schifo, come puoi amarlo? Ma senza amore per il mondo e per l’umanità, non abbiamo una direzione di senso verso cui agire. La scienza è uno dei mezzi, ma poi ci deve stare uno scopo e non basta l’idea del “sopravvivere”, noi dobbiamo vivere! Questa è la mia personale opinione.