Ogni giorno il tema della sostenibilità ambientale diventa sempre più scottante. Gli scienziati avvertono che abbiamo poco tempo per impedire che la temperatura media del pianeta salga di 1,5 C° rispetto ai livelli preindustriali, condizione che avrebbe un effetto disastroso per la sopravvivenza umana. Viviamo in un pianeta inquinato e con risorse in esaurimento. In questo contesto, è normale sentirsi preoccupati. La sensibilità verso l’ambiente viene spesso accostata a rabbia e senso di impotenza delle nuove generazioni, le quali chiedono un cambiamento politico ed economico. Oggi, però, ho intenzione di lasciare da parte la paura e scrivere degli aspetti arricchenti che porta con sé uno stile di vita sostenibile.
Infatti, uno stile di vita sostenibile offre delle enormi opportunità, tra cui alcune riflessioni per migliorare la propria vita. Basandomi sulla mia esperienza, ho deciso di focalizzarmi su tre punti. Cominciamo!
COSTRUIRE RELAZIONI (E DIVERTIRSI)
Se si vuole fare qualcosa per l’ambiente, di piccolo o grande, esistono moltissime occasioni per mettersi in gioco. Basta frequentare i social media ed ecco che compaiono infinite attività: pulizia delle spiagge o dei fiumi, escursioni nei boschi, piantumazione di alberi, laboratori di educazione ambientale, swap party. Cosa hanno in comune tutti questi eventi? Si fanno cose insieme ad altre persone.
Il modo migliore per portare un cambiamento ambientale su grande scala è mettersi insieme in molti. Quest’azione va a soddisfare anche un bisogno: gli esseri umani dipendono dalle risorse del pianeta così come dalle relazioni. I nostri alleati potrebbero trasformarsi in compagni, alcuni in amici. La relazione dunque ha un effetto potenzialmente doppiamente virtuoso: genera un cambiamento all’esterno, ma anche in noi stessi, arricchendoci.
Le persone attente all’ambiente non hanno barriere di età: sono giovani, persino bambini, e anche anziani. Si trovano eventi e attività per tutti i gusti.
Parlando nello specifico di attivismo per l’ambiente, c’è la protesta, ma non solo: nei gruppi ci si confronta, si fanno azioni positive per il pianeta insieme e ci si diverte. Per quanto i movimenti ambientalisti perseguano lo stesso obiettivo, essi non sono uguali. In questo modo, ciascuno può trovare il posto dove trovarsi a suo agio. Allo stesso tempo, non è da sottovalutare la forza della collaborazione tra le organizzazioni: l’ultimo Global Climate Strike di Fridays For Future è stato un momento di contaminazione per me e sono felice di aver conosciuto persone di molte realtà.
Esistono molte iniziative locali che partono dal basso. Quartieri e paesi sono centri di fermento, segno che ormai si è risvegliata nei cittadini la voglia di esprimere i propri bisogni attraverso la creazione di progetti virtuosi. Personalmente credo che in questi anni la sostenibilità abbia generato una grande voglia di sentirsi protagonisti e fare comunità.
Possiamo quindi chiederci, “ma il bisogno di relazione nel campo della sostenibilità non è la stessa cosa che avviene frequentando persone con la nostra stessa passione (ad esempio, il calcio)?” Credo di sì, nel senso che valori o interessi comuni creano vicinanza tra le persone e le fanno stare bene…ma c’è anche qualcosa in più.
La sostenibilità, ambientale ma anche sociale, parte da un concetto importantissimo: il rispetto. Non ci può essere rispetto per la Natura senza il rispetto per l’Altro, l’ascolto e la creazione di uno spazio inclusivo per le voci di tutti, anche di coloro che finora sono stati emarginati. L’aspetto relazionale e umano è fortissimo nel pensiero ambientale, infatti, parte dall’idea che, solo uniti e con gli stessi diritti, possiamo costruire il mondo che sogniamo.
ALLENARE L’APERTURA MENTALE
Se comincerete a interessarvi alla vita sostenibile, è molto probabile che entrerete a contatto con modelli atipici rispetto a quelli dominanti nella società attuale. Troverete testimonianze di persone che vestono solo usato o utilizzano la bicicletta anche se le ciclabili non esistono oppure che hanno aderito alla dieta vegana.
Faccio una confessione: qualche anno fa pensavo che le persone che seguivano la dieta vegana fossero strane e non ne parlavo bene. Oggi, invece, bevo quotidianamente latte di soia per scelta e sperimento molte ricette vegan per ridurre l’impatto ambientale. Cos’è successo? Ho cambiato idea perché sono entrata in contatto con nuove realtà e nuovi stimoli. Negli ultimi anni, interessandomi alla sostenibilità, ho conosciuto persone vegetariane e vegane e mi sono ricreduta grazie alla normalizzazione che le diete cruelty-free hanno guadagnato. Infatti, i supermercati hanno introdotto nuovi prodotti e sono aumentate le ricette vegan sia online che nei libri, venendo apprezzate sempre di più anche da chi mangia carne.
Soprattutto, penso che sia merito delle persone che hanno deciso di parlare della loro scelta in maniera positiva, senza porsi l’intento di convincere nessuno. Il loro entusiasmo è contagioso! Mi hanno insegnato una grande lezione, che cerco di tenere a mente quando parlo delle mie abitudini. Lasciando entrare le loro storie, ho capito che avevo in mente solo stereotipi.
Tutti possono cambiare idea, se parte da loro! Cambiare idea non è una cosa negativa. Persone inconsapevoli che adottano comportamenti insostenibili non sono da bollare come nemici, anche perché un giorno potrebbero cambiare comportamento ispirati dall’esempio di qualcuno. Allo stesso tempo, se una persona ambientalista esce dalla norma, ad esempio compiendo degli atti di protesta dirompenti, potrebbe avere un motivo. Credo sia importante non fermarsi alla prima impressione ed essere curiosi quando incontriamo dei comportamenti che non comprendiamo.
Per questo motivo dico che la sostenibilità permette di allenare l’apertura mentale, perché si scoprono nuovi stili di vita e schemi di pensiero. Una persona che adotta una stile di vita sostenibile di solito comincia a informarsi da articoli, libri o video e scopre molte contraddizioni presenti nel mondo in cui viviamo, basato sul consumismo e lo sfruttamento. Ciò aiuta a porsi domande e a mettere in discussione le nostre certezze. Un po’ di incertezza fa bene, poi alla fine sarà nostra scelta se sposare una certa idea o declinarla in un’azione.
COLTIVARE L’APPAGAMENTO INTERIORE
Nel paragrafo precedente ho citato consumismo e sfruttamento. Attualmente esiste una parte della popolazione mondiale che ha accesso a montagne di prodotti e spreca risorse, e una parte che invece lavora per realizzare tali prodotti sotto il giogo dello sfruttamento. Nell’ambito di una vita sostenibile, questi temi sono oggetto di decisioni, perché una persona può scegliere in maniera consapevole come spendere il suo denaro. Non è da sottovalutare il potere da consumatore; infatti, con i nostri acquisti possiamo rendere più etica l’economia, cambiando la direzione della domanda verso prodotti equosolidali e certificati.
Ma soprattutto, ridurre è l’azione più immediata che una persona possa fare per ottenere un impatto positivo sull’ambiente. Avere pochi oggetti o comprare con un occhio attento (verso la sofferenza animale, la violazione dei diritti umani o la tutela delle foreste) conferisce un enorme valore a ciò che consumiamo e possediamo, perché stiamo agendo positivamente su una scala più grande. Ogni oggetto che abbiamo in casa, ogni alimento ha una storia che vale la pena conoscere.
La sensazione di non avere abbastanza non è colpa di chi la sperimenta. Essa è radicata nella società consumistica, trasmessa dalla pubblicità o dai social media. Allontanarsene significa distaccarsi dal piacere temporaneo dell’atto di acquisto e rompere con l’idea inconscia che ciò che compriamo vada a definire la nostra identità. In questo senso, la vita sostenibile può essere un’opportunità per ripensare il nostro posto nel mondo, sentirci connessi alla natura e ai nostri reali bisogni e capire che valiamo anche se non seguiamo le mode. Basta solo comprare solo ciò che ci serve davvero. Comprando meno, sprechiamo meno risorse e generiamo meno rifiuti.
Puntare sulla qualità e non sulla quantità e provare gratitudine per ciò che abbiamo porta benefici alle nostre vite. Nel libro “L’arte della felicità“, Howard Cutler riporta il pensiero del Dalai Lama e, parlando dei metodi per raggiungere l’appagamento interiore, scrive queste parole:
“I metodi sono due. Il primo è ottenere tutto quanto vogliamo e desideriamo […] Il Dalai Lama ha sottolineato lo svantaggio di tale approccio: se le nostre voglie e i nostri desideri sono incontrollati, prima o poi scopriremo di volere qualcosa che non possiamo avere. Il secondo metodo, quello affidabile, consiste non tanto nell’ottenere ciò che vogliamo, quanto nel volere e apprezzare ciò che abbiamo.” (traduzione di Laurea Serra, edizione Mondadori)
Queste sono le mie riflessioni dopo sei anni di vita sostenibile. Quando parlo di vita sostenibile, non indico una vita perfetta, bensì di un viaggio di miglioramento e di scoperta. La sostenibilità ambientale è una passione per me e questo articolo non vuole essere una generalizzazione DELLA persona ambientalista, in quanto i percorsi delle persone interessate all’ambiente possono essere diversi ed esistono molte sfumature. Non esistono persone dalla vita 100% sostenibile e persone dalla vita 100% insostenibile. Prendeteli quindi come spunti di riflessione.