Abbiamo vissuto nella natura selvaggia per quasi tutto il corso della nostra evoluzione. Di conseguenza, non stupisce che le foreste abbiano avuto un ruolo importante nella costituzione del nostro cervello.
Nella struttura cerebrale umana sono ancora impresse paure primitive (ragni, serpenti, altezze). Tuttavia, oltre a queste paure, abbiamo “ereditato” anche qualcosa di piacevole, che potremmo definire come una connessione o un richiamo. Ancora oggi, infatti, riconosciamo nella vegetazione un ambiente a noi familiare.
Un popolo in particolare ha sempre onorato la natura: i giapponesi. Il Giappone è un paese tanto urbanizzato quanto ricco di flora e fauna per via del variegato clima del suo arcipelago. Lì, negli anni Ottanta, prende piede la pratica dello stare immersi nella vegetazione: lo shinrin-yoku, letteralmente, bagno nella foresta.
Lo shinrin-yoku consiste in un contatto con la natura praticabile a tutte le età. Non ci sono limiti alle attività che si possono svolgere, ciò che le accumuna è lo scopo di accendere la consapevolezza, contemplare la bellezza e coltivare il silenzio interiore. Si tratta di un vero e proprio toccasana, uno strumento per prevenire malattie, infatti, gli scienziati hanno scoperto che passare del tempo nelle foreste può apportare dei benefici sia a livello corporeo che psicologico.
Il bagno nella foresta può essere praticato in qualsiasi natura incontaminata del mondo, ma ci sono dei motivi del perché si è manifestato nella cultura giapponese. Dunque, andiamo a scoprire la concezione della natura nel Sol Levante.
IL RAPPORTO TRA NATURA ED ESSERI UMANI NELLA CULTURA GIAPPONESE
Le influenze religiose
Il rapporto con la natura dei giapponesi è influenzato dalla loro storia spirituale, diversa da quella occidentale. Secondo la Bibbia, Dio ha creato l’universo, la natura, gli animali e ha posto l’uomo, in quanto creatura a sua immagine e somiglianza, al centro del creato. Ciò significa che gerarchicamente Dio è al di sopra di tutte le cose, al di fuori del mondo terreno. A seguire, l’uomo si pone sotto Dio ed ha ottenuto da parte del Creatore il potere di dominare la natura e gli animali.
Gli orientali, invece, mettono il divino, la natura e l’umano sullo stesso piano. In Giappone, in particolare, due religioni hanno contribuito a modellare la visione del mondo: scintoismo e buddhismo.
Secondo la visione scintoista, le divinità sono molteplici e risiedono nella natura: monti, fiumi, alberi, pietre…queste divinità, chiamate kami, possono essere guardiane di uno specifico luogo o rappresentare un evento naturale. La loro indole può essere pacifica o violenta. Ad esempio, i kami possono causare disastri naturali e vengono tenuti a bada con riti propiziatori e preghiere. L’essere umano interagisce con l’ambiente esterno considerandolo animato da questi spiriti, si sente a stretto contatto con la loro presenza. Uomini e dei fanno parte dello stesso flusso di vita.
L’uomo può cogliere la presenza dell’assoluto attraverso un processo emozionale e intuitivo, quando riesce a fare silenzio dentro di sé e si è lasciato assorbire dal fascino della natura. Forse per questo la letteratura di ispirazione scintoista si esprime attraverso la poesia.
Aldo Tollini, La concezione della natura in Giappone
Successivamente, venne introdotta in Giappone un’altra corrente filosofica e spirituale: il buddhismo. Il buddhismo insegna che ogni fenomeno è in costante trasformazione. Nulla è permanente, dunque, tutto sperimenta al suo interno processi di morte e vita contemporaneamente. L’essere umano stesso vive questa condizione, ma non se ne rende conto. Può arrivare a questa consapevolezza, però, se osserva la mutevolezza dei fenomeni naturali. In questo modo, impara a non attaccarsi a nulla in quanto ogni cosa è effimera.
Dopo la seconda guerra mondiale, la scuola buddhista Soto Zen, in particolare, ha sostenuto l’importanza di proteggere la natura. Gli ambientalisti buddhisti diffondono l’empatia per tutte le forme di vita, le quali sono connesse le une alle altre. Considerano l’essere umano come parte della natura, quindi sanno che ferire la natura significa ferire l’umanità stessa.
La celebrazione della bellezza della natura
Per via della storia religiosa del Giappone, la natura è sempre stata considerata espressione di bellezza e soprattutto un mezzo di crescita spirituale. Per secoli, i giapponesi hanno riprodotto i fenomeni naturali, copiandoli o manipolandoli.
I bonsai o ikebana che teniamo presso di noi non sono solo oggetti d’arte belli e piacevoli alla vista, ma sono lo spirito della natura, sono le rappresentazioni della nostra appartenenza originaria. […] Quando creiamo un bonsai o un ikebana, cioè quando modelliamo la natura, allo stesso tempo modelliamo noi stessi.
Aldo Tollini, La concezione della natura in Giappone
I giapponesi sanno celebrare le emozioni e le intuizioni profonde che provano a contatto con la natura, intuizioni che nascono anche dai dettagli. Esistono parole specifiche che definiscono questi dettagli naturali. Ad esempio, komorebi (木漏れ日) indica in giapponese il gioco della luce che filtra tra le foglie degli alberi.
Gli elementi naturali sono gli indiscussi protagonisti dell’arte giapponese: montagne innevate, rami, ruscelli, fiori che sbocciano. Tra essi, spicca il fiore dell’albero di ciliegio.
I fiori di ciliegio (sakura, 桜), oltre ad essere di un bellissimo colore rosa pallido, hanno la caratteristica di avere vita breve. Ed è questo che contribuisce al loro fascino: a livello simbolico, per i giapponesi essi rappresentano l’impermanenza dei fenomeni e, di conseguenza, il ciclo di nascita, morte e rinascita che caratterizza il mondo.
I giapponesi collegano questo spettacolo all’espressione mono no aware (物の哀れ). Essa indica la condizione di sentirsi partecipi emotivamente di fronte alla fragilità dei processi naturali. Ogni fenomeno è imperfetto e in trasformazione, pertanto insegna che è inutile affannarsi nella vita. Tutto scorre, l’importante è stare nel flusso e cogliere la bellezza dell’esistenza.
Non stupisce quindi che la primavera e l’autunno, le stagioni in cui il cambiamento è più evidente, siano tra le preferite della poesia giapponese. L’inverno, invece, viene inteso come preludio della primavera: sotto la neve, i primi germogli stanno nascendo.
In primavera è l’alba a essere più bella…in estate le notti. Non solo quando c’è la luna, ma anche nelle notti buie quando volano le lucciole e perfino quando piove, come è bello!
Sei Shōnagon (scrittrice del 965/967 – 1025 circa)
LO SHINRIN-YOKU
Cos’è lo Shinrin-yoku
Il Giappone ha un’alta densità di foreste, infatti, attualmente esse ricoprono il 69% dell’arcipelago. Il termine shinrin-yoku (森林浴 , letteralmente, bagno nella foresta) fu coniato dal governo giapponese per spingere i cittadini a passare il tempo nelle aree naturali. Presto emerse che queste gite avevano un effetto benefico sulla salute mentale e fisica delle persone.
La pratica dello shinrin-yoku si fonda sul trascorrere una mezza giornata o una giornata nella foresta, immergendosi in essa con i cinque sensi e cogliendo le sensazioni interne. Si cammina a passo lento e possibilmente con il cellulare spento, entrando nel qui e ora.
Il bosco è un universo di stimoli: l’odore del muschio, la ruvidezza del legno, le pietre bagnate dall’acqua, i fruscii di piccoli animali, i raggi di luce dorati, le ombre, le foglie dall’infinita varietà di forme e colori. Non c’è nulla di simile all’altro in natura. Ogni cosa ha la sua singolarità, anche se segue linee armoniche specifiche. Anche ciò che è un po’ sgualcito può essere comunque bello allo sguardo. In una foresta si possono incontrare enormi alberi che stanno alti e fieri da centinaia di anni, nonostante le intemperie. Sembra di partire per un’avventura lungo sottili sentieri e ogni stagione trasforma completamente lo scenario. Per i bambini, poi, l’ambiente naturale è un ottimo luogo di apprendimento cognitivo e di sviluppo per quanto riguarda l’agilità fisica.
Per godere al massimo dei benefici dello stare nella foresta, in Giappone è possibile praticare lo shinrin-yoku attraverso esperienze strutturate. Ci sono dei veri e propri programmi di forest therapy per allentare lo stress e comprendono attività in natura come:
- camminate
- meditazione e yoga
- riposare su un’amaca
- stare sotto una cascata
- avere un contatto fisico con gli alberi
- guardare le stelle
- raggiungere un’altitudine elevata per osservare il mare di nuvole; ovvero quando le nuvole si trovano sotto chi guarda, a circondare, ad esempio, una vetta di una montagna, sembrando un vero e proprio mare
- assistere alla fioritura dei ciliegi
- assistere a concerti nella foresta
- partecipare alla raccolta del tè come esperienza sensoriale
Sono attività che una persona può cercare in autonomia, assecondando i propri gusti personali. Anche coltivare la creatività e fare stretching in natura generano dei benefici per mente e corpo.
Le prove dell’efficacia dello shinrin-yoku
Le ricerche dimostrano che passare del tempo nella foresta procura benessere. Yoshifumi Miyazaki ha dedicato anni a studiare gli influssi della natura sulla salute umana e ha condotto diverse ricerche collegate alla pratica dello shinrin-yoku.
Nei diversi esperimenti, Miyazaki e i suoi colleghi hanno usato strumenti tecnici per rilevare ciò che accadeva nelle persone che interagivano con la natura. Hanno trovato una riduzione dell’attività nervosa simpatica (che aumenta con lo stress), un aumento dell’attività nervosa parasimpatica (che aumenta quando il corpo si rilassa), una diminuzione della concentrazione del cortisolo (ossia, l’ormone dello stress) e una diminuzione dell’attività cerebrale prefrontale. Inoltre, i soggetti hanno risposto a dei questionari, dichiarando che dopo l’esperimento si sentivano calmi, riposati e meno ansiosi.
Ci sono buone notizie anche per le persone ipertese. Infatti, stare nella foresta causerebbe una diminuzione della pressione sanguigna. Ciò è stato dimostrato con un campione di soggetti con questa condizione.
Un altro risultato sorprendente è che una sessione nella foresta può migliorare le funzioni immunitarie indebolite di maschi e femmine. Lo studio ha anche denotato un effetto duraturo di un mese nel campione dei maschi.
Tutti questi effetti positivi non si sono riscontrati nei vari campioni di controllo, i quali hanno svolto una passeggiata in un ambiente urbano.
Benefici come la lentezza delle pulsazioni e un senso di comfort si sono presentati anche negli esperimenti ambientati nei parchi. Questa è una scoperta rassicurante, considerato che ci sono persone che possono avere difficoltà a raggiungere aree boschive.
COSA POSSIAMO IMPARARE DALLA CULTURA GIAPPONESE?
Lo shinrin-yoku si può praticare in autonomia in tutta la natura incontaminata del mondo, non occorre essere in Giappone o svolgere delle attività strutturate. L’aspetto sorprendente delle ricerche giapponesi è che esse dimostrano che esiste ancora un legame tra l’essere umano e la natura. Dopo millenni, le foreste non smettono mai di meravigliarci.
Parlando di meraviglia, credo che la cultura giapponese abbia molto da insegnare. Cogliere la bellezza delle piccole cose e provare gratitudine di fronte ad esse è una pratica che dona una grande soddisfazione personale. La natura può essere maestra di vita, e anche solo guardare un cielo stellato può allontanarci dai nostri problemi quotidiani.
In conclusione, non smettiamo mai di imparare le cose belle che possiamo ricevere dalla natura. Le foreste vanno valorizzate e protette. La loro storia è anche la nostra storia. Una foresta non ha bisogno di noi per crescere, ma noi abbiamo bisogno di un foresta per sbocciare.
BIBLIOGRAFIA:
Autori vari, Rethinking Nature in Japan From Tradition to Modernity, Edizioni Ca’ Foscari
Yoshifumi Miyazaki, Shinrin-yoku. La teoria giapponese del bagno nella foresta per ritrovare il proprio equilibrio, Gribaudo.
SITOGRAFIA:
Aldo Tollini, la concezione della natura in Giappone: https://zenfirenze.it/2018/03/16/la-concezione-della-natura-in-giappone/
Martin Pauli, Il Suiseki e la visione unica della natura in Giappone, Traduzione di Fabio G. Pasquarella: https://shakkei.it/suiseki/il-suiseki-e-la-visione-unica-della-natura-in-giappone/
https://www.giapponeinitalia.org/2018/07/mono-no-aware-concezione-estetica-reale/
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